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da UBITENNIS.COM di RINO TOMMASI
ADDIO ROBERTINO
Splendido compagno
L'intelligenza brillante e precoce, il carattere fiero, il talento, rendevano Roberto Lombardi un amico e collega insostituibile. Più persone come lui e ora il tennis italiano starebbe meglio. Ma la sua qualità più grande è stata il coraggio con cui ha affrontato la trappola tesagli dal destino.
La quantità e la qualità dei messaggi che gli amici di Ubitennis hanno voluto inviare per ricordare Roberto Lombardi sono la dimostrazione di come e quanto sia stato apprezzato il contributo da lui offerto al nostro tennis.
Io l’ho conosciuto la prima volta a Casale nel 1964 dove mi ero trovato a giocare un torneo di seconda categoria e dove lui, che aveva 14 anni, aveva vinto una prova giovanile. Mi trovavo da quelle parti per ragioni pugilistiche. L’ho ritrovato qualche mese dopo ad Ancona dove ho vinto l’ultimo (o quasi) dei tornei della mia modesta carriera e mi aveva fatto piacere invitarlo a colazione.
Mi aveva colpito, in un ragazzino, la capacità di analizzare alcuni aspetti non proprio evidenti di un gioco che ancora non aveva avuto la possibilità ed il tempo di conoscere a fondo ma che la sua precoce intelligenza gli aveva consentito di anticipare.
Qualche anno dopo (1970) mi è capitato di doverlo incontrare in un torneo, anche quello di seconda categoria, che avevo organizzato presso il Circolo Canottieri Roma. Mi ricordo la fascia che gli fermava i capelli biondi e troppo lunghi, per miei gusti antiquati, e mi ricordo anche il doppio 6-3 che mi ha impietosamente inflitto.
Quando nel 1981 ho assunto la direzione dei servizi sportivi di Canale 5 appena sono riuscito a convincere Berlusconi ad aprire una finestra tennistica ed ho avuto la possibilità di costruire una redazione adeguata mi è sembrato naturale rivolgermi prima a Gianni Clerici e poi ad Ubaldo, amici tennisti di vecchia data, quindi, quando nel 1988 sono riuscito ad ottenere i diritti di Wimbledon, e c‘era la necessità di avere più voci competenti ed intelligenti per seguire un torneo dello Slam, la prima scelta è stata, a quel punto, Roberto, che aveva smesso di giocare da poco e stava iniziando una carriera da tecnico ma anche da giornalista.
Robertino, come tutti quelli che hanno intelligenza e carattere, non aveva un carattere facile. In un ristorante di New York prima ancora di ordinare lo avevo già classificato come il peggior cliente di ristorante. Alle normali difficoltà di ottenere i piatti preferiti Roberto aggiungeva la lite con il cameriere, non sempre in grado di capire il suo spirito e le sue battute.
Su questa sua caratteristica abbiamo scherzato mille volte in tanti anni di felice collaborazione.
Più e meglio di Clerici ed Ubaldo, preoccupati di distrarre i telespettatori con considerazioni che qualche volta mi inducevano a sovrappormi alle immagini e trascurare il punteggio, Roberto mi assecondava volentieri in quello scambio di battute e di opinioni con gli amici che durante le nostre telecronache avevano la bontà di inviarci dei messaggi che a mio parere integravano bene il racconto tennistico e rinforzavano il rapporto di simpatia con coloro che ci seguivano da casa.
Una volta, in occasione di un Masters che si giocava a Shanghai, il collegamento era iniziato alle 6 del mattino e dopo appena 20 minuti avevamo già ricevuto 120-130 messaggi Un aspetto a torto trascurato da molti telecronisti ed anche – purtroppo – da qualche dirigente.
Ristoranti e camerieri a parte, su alcune caratteristiche del talento di Robertino ci siamo molto divertiti. Era diventata una gag quella di scherzare sulla sua definizione di “occhio dominante”, una sua geniale intuizione tecnica, che io cercavo inutilmente di frenare.
Tuttavia la sua qualità migliore, oltre alla competenza, alla cultura, alla preparazione storica e personale, all’umorismo è stata il coraggio con cui ha affrontato quest’ultima trappola che il destino gli ha preparato. Roberto era consapevole che la sua malattia non offriva possibilità di recupero o di miglioramento ma chi lo ascoltava in telecronaca non se ne è mai accorto. Ha avuto la fortuna di avere una compagna, Caterina, che lo ha aiutato ed assistito oltre ogni limite di umana solidarietà.
Non sono molto adatto, in circostanze come questa, ad esprimere quello che sento e che ho provato.
Evitavo di informarmi sulle sue condizioni per non trasmettergli l’ansia che purtroppo aumentava ad ogni incontro, ad ogni telecronaca.
Aggiungo un’ultima considerazione. Volendo spiegare la differenza di organizzazione e di valori tra il tennis francese e quello italiano, sono convinto che se avessimo avuto qualche Lombardi di più e qualche campione di meno lo stato di salute del nostro tennis sarebbe molto migliore.
Di più non sono capace di dire. Con tutto il rispetto per altri colleghi e collaboratori che mi hanno aiutato in questo lavoro, mi piace confermare quello che ho scritto nel mio ultimo libro e che la formazione con Gianni Clerici, Ubaldo e Robertino, ognuno unico ed insostituibile nel suo ruolo e nelle sue caratteristiche, sia stata la migliore mai messa in campo al servizio del tennis televisivo.
Addio Robertino.
RINO TOMMASI
venerdì 19 marzo 2010
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