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martedì 11 maggio 2010

MIRACOLO PORTOGRUARO CALCIO.. (2)

da GAZZETTINO.IT
Portogruaro in B e la società pensa in grande: possiamo essere il nuovo Chievo

Calcio, la promozione apre la questione dello stadio: alcune località del litorale si sono già offerte di ospitare la squadra

VENEZIA (10 maggio) - L'alba non ha fatto svanire il sogno. Ed è festa. Nell'estremo lembo orientale del Veneto, dove la campagna si mischia all'impresa, il Portosummaga si affaccia sul palcoscenico del grande calcio. La serie B la "piccola" società veneziana è andata a riscuoterla al Bentegodi in casa di una "grande", quell'Hellas Verona che tra i suoi allori passati ha uno scudetto a firma Bagnoli e che adesso deve far punti nei play off per sperare di salire sul treno della serie cadetta. In quei minuti, un altro undici veronese, il Chievo, un tempo "squadra rivelazione", a Milano se la giocava con l'Inter primo della classe.



A Portogruaro si sprecano le definizioni per dare ragione a un risultato che ha tenuto alzato fino a tardi più di qualche tifoso. «Un sogno» dicono quasi a una sola voce il presidente Francesco Mio e il sindaco Antonio Bertoncello; di «momento storico» parla il direttore generale Giammario Specchia. Ma forse, come sul campo, è l'allenatore Alessandro Calori a fare la sintesi che fa risultato: «piccola favola».



In una regione che ha costruito in vari campi il suo benessere sulla capacità dei "piccoli" ad essere vincenti, il presidente del Veneto Zaia eleva la promozione a simbolo: «è il successo dei valori di questa Regione: la serietà, la laboriosità e la consapevolezza che se si vuole vincere occorre saper soffrire e stringere i denti».



Una storia, quella del Portosummaga, che si lega a doppio filo con la storia imprenditoriale della famiglia Mio, da 35 anni nel mondo del calcio. «La promozione in B è il sogno che mio padre Dino ci ha passato. Lo aveva detto nel 2007, un anno prima di lasciarci, con la promozione in C: "adesso la squadra in B". Ora ci siamo». Dino Mio, per far capire che non scherzava, - come ricorda il sindaco - l'obiettivo l'aveva anche scritto su una lavagnetta.



La meta è stata raggiunta punto dopo punto, grazie anche a una serie di vittorie fuori casa (10). A inizio campionato la compagine non era certo indicata tra le favorite; è cresciuta partita dopo partita. «È stata un'esperienza affascinante - dice Calori, che come giocatore con il suo gol a Perugia tolse lo scudetto 2000 alla Juventus di Ancelotti, per darlo alla Lazio di Cragnotti - siamo riusciti a costruire un gruppo bellissimo sul piano della compattezza e del gioco. Siamo usciti spesso dal campo anche tra l'applauso dei tifosi avversari. Mi sono accorto che avevo in mano ragazzi che mi ascoltavano, che avevano voglia di crescere».



Una squadra giovane, dove in tanti hanno debuttato quest'anno in C1: «siamo cresciuti come gruppo e i risultati si fanno in campo, non con le chiacchiere» sottolinea con orgoglio il tecnico. Sul suo futuro in panchina si vedrà, ma il presidente ha già detto chiaro che farà di tutto per farlo rimanere, «sempre che non si faccia avanti una società di A, Calori lo meriterrebbe». Per i giocatori, invece, «porte aperte» per tutti: «si meritano di giocare nelle serie che contano».



Adesso la società deve ragionare da "grande" e tra le questioni aperte c'è anche lo stadio: servirà un adeguamento di quello attuale, che ha una capienza di circa 4.000 persone, o pensare di trovare "casa" in qualche cittadina vicina. Alcune località del litorale a cavallo tra Veneto e Friuli si sarebbero già fatte avanti. La serie B, a dirla tutta, è una buona vetrina anche sul piano turistico e nei periodi invernali questo serve; ma «la mia ambizione - dice Mio - è di far restare la squadra a giocare a Portogruaro».



In Veneto, ma non solo, quando si parla di "rivelazione" nel calcio risuona il "modello Chievo": «è uno stimolo e un motivo di orgoglio - rileva il presidente - essere paragonati a realtà come Chievo o Cittadella. Noi ci chiamiamo Portosummaga e a questi livelli dobbiamo imparare, dobbiamo crescere prendendo anche a esempio queste società».

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