mercoledì 3 febbraio 2010
MORGAN... uno di noi
da KATAWEB.IT
Morgan, la cattiva strada di un dandy sincero
di Alessandra Clementi
Artista mai banale, tormentato e alla ricerca di una via colta per la popolarità. La storia di un provocatore sensibile, sempre in bilico tra atteggiamenti e sincerita'
L'esclusione da Sanremo
Da rocker maledetto a personaggio della prima serata Rai, e poi di nuovo rocker maledetto escluso da Sanremo e, a tempo indeterminato, dalla Tv di Stato. Un viaggio di andata e ritorno nelle categorie estreme dello spettacolo per Marco Castoldi in arte Morgan, classe 1972, musicista, cantante, scrittore, artista di talento a 360 gradi.
Genio precoce (a otto anni suona già due strumenti), si atteggia da sempre a dandy e intellettuale fuori tempo: quando esplode la new romantic wave negli anni '80, quando fonda, con il suo socio Andy, i Bluvertigo. Una vena estetica e creativa coerente nelle scelte che fa anche nel privato dove per cinque anni è il compagno della cattiva ragazza, l'instabile e contraddittoria Asia Argento, (che sembra aver fatto un cammino opposto, da divetta trasgressiva e capricciosa a donna matura e posata). Un percorso che è forse presto definire autodistruttivo, quello di Morgan, anche se lui da sempre fa di tutto per accreditarsi come maudit, con indizi disseminati ovunque nelle sue canzoni, nei suoi libri e nelle interviste.
‘Dissoluzione’ è il titolo del volume che raccoglie il suo paroliere. Pensato (secondo l'editore) 'come un libro che "si distrugge", e che... permette di ricostruire l'universo poetico del loro idolo, un mondo neoromantico scosso dalla passione, dall'amore, dalla ribellione, dall'ansia di vivere.'
A Sanremo ci era andato per la prima volta nel 2001, con i Bluvertigo e una canzone che s'intitola ‘L'Assenzio’, testo e riferimenti, neanche troppo velati, alle droghe degli artisti:
" Il mondo è così privo d'amore,
io disimparo ad odiare
in fondo se perdi il controllo
non fai niente di male
io ricerco lo scontro ma conosco la pace
pensi a quello che farai e a quello che smetterai di fare
la pioggia, le feste, il dottore,
l'alcool, ... la marijuana
fanno bene fanno male,
sto bene sto male ...
E ancora nel testo di ‘Altrove’ (2003):
Ho deciso di perdermi nel mondo
anche se sprofondo
lascio che le cose mi portino altrove .
Una mania autodistruttiva che lo porta spesso allo scontro frontale, che fa scintille e piace, che acchiappa il grande pubblico sempre a caccia di personaggi: gli scontri verbali ai limiti dell'insulto con Claudia Mori, le risposte sopra le righe all'Era Glaciale. Le accuse iconoclastiche al pubblico che contesta le sue affermazioni. Nessun mistero e poca ipocrisia sul rapporto con la droga: ne parla apertamente nelle interviste, anche televisive. In quella doppia delle Jene (con Asia Argento nel 2008), il cantante confessa di aver fumato canne, di essersi fatto di ecstasy e coca.
Nell'album ‘Non al denaro, né all'amore né al cielo’, in cui riprende il canzoniere di De André, c'è ‘Un ottico’, una lirica interpretrata come metafora di un venditore di droghe allucinogene.
Il soprannome di pirata gli calza a pennello per le affermazioni mai politically correct e le stoccate che tira ai moloc della Tv: gli attacchi ripetuti a Maria De Filippi ("La tv è fatta di gente cattiva.... Cattiveria intesa come sete di potere…). Le affermazioni tranchant sui prodotti televisivi delle reti di Berlusconi: «A casa mia Mediaset è bandita. Fa parte di quella sottocultura alla Drive in che da quando ero piccolo ad oggi non è mai cambiata». (Vanity Fair) Il prendere le distanze da i personaggi 'normalizzati' alla Fiorello: «Infatti, come ho detto una volta scherzando, più che l’animatore, facevo il dis-animatore. Suonavo, semplicemente: cover dei Queen, David Bowie, Battiato, De André».
Nell'intervista a Max che ha creato il grande polverone e ha decretato la sua esclusione da Sanremo, Morgan parla della depressione che si porta dietro dalla morte del padre. Uno shock subito in piena adolescenza (1988), che lo ha segnato profondamente. Quando parla del padre, cade la facciata di narcisismo e sicumera, per tornare uomo tormentato e artista sensibile: il suicidio del padre è stato «un brutto dono, il marchio di Demian, direbbe Herman Hesse», quello che stabilisce una distanza assoluta con il genere umano: «Seduto quel giorno in macchina continuavo a guardare gli altri ragazzi che uscivano da scuola. Ecco, pensavo, loro adesso non sono più uguali a me, io non sono più uguale a loro. »
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